lunedì 13 marzo 2017

Serie "Cantautori ai margini" n.13 - Francesco Arminio - 1977 - Il Re di niente


TRACKLIST:

 1) La Ballata (dell'Intellettuale Sinistro)
2) E Ridono
3) Dondola
4) Il Maresciallone
5) Il Re Di Niente
6) Contraddizioni
7) Favola
8) Vietato


MUSICISTI:

Francesco Arminio - voce, chitarra acustica, kazoo
Enrico "Pipa" Benzini - basso, chitarra folk, chitarra acustica
Romano Romanini - cassa, legnetti, cembalo
Michelangelo Mignano - tumba, bongos, pettine
Giancarlo Barigozzi - violino, fauto dolce, effetti.

Arrangiato da Francesco Arminio e Romano Romanini.


Un anno fa, a una fiera del vinile, fui incuriosito da una strana copertina che riproduceva il menabò di preparazione della stessa: insomma, una sorta di meta-copertina. Dopo un’occhiata al prezzo (3 euro, mi pare) e ai credits, lo comprai.

Con Francesco Arminio entriamo, come direbbe Draghi, in terra incognita, per cui ci appare già un po’ troppo enfatica la definizione di “cantautore ai margini” in cui per comodità l’abbiamo inserito. A quanto ne sappiamo, questo “Il re di niente” edito nel maggio ’77 per l’etichetta Unirecord è l’unico lavoro di questo artista veronese di cui praticamente nulla è possibile reperire in rete, se non la scheda dell’album presente su Discogs. Qualcosa di più lo ricaviamo dal retro di questo LP in cui vengono riprodotte sia la lettera in cui Arminio presentava le registrazioni a Michele Luciano Straniero (ricercatore, etnomusicologo, maitre à penser della storica esperienza dei Cantacronache, e tante altre cose legate alla cultura di sinistra), sia la lettera con la quale quest’ultimo raccomandava al titolare dell’etichetta la pubblicazione del disco nella collana “Cantando per il Socialismo”, in cui, pare di capire, lo stesso Straniero è coinvolto. Da tali lettere si deduce che Arminio dovrebbe aver scritto in precedenza canzoni commerciali per altri (“lucide canzoni-marchette”, le chiama), che fu ospite nel gennaio dello stesso anno dello stesso Michele L.Straniero in una trasmissione notturna su Radio Canale 96, generando un certo interesse negli ascoltatori.



Ciò nonostante, dicevamo, di Francesco Arminio si è persa ogni traccia.

Eppure, ascoltare per credere, Francesco Arminio non dispiace, collocandosi in una via di mezzo tra la prima Assemblea Musicale Teatrale e Franco Fanigliulo, a cui lo avvicina una certa impostazione ironica. In comune con il gruppo di Gian Piero Alloisio ha, a nostro avviso, la posizione da cui viene letta e interpretata la società e la politica italiana di quei nervosi e controversi secondi anni ’70: la sua è una voce critica in presa diretta, e dall’interno, del Movimento, una voce che non risparmia staffilate a una certa sinistra, che solo qualche anno prima Tom Wolfe aveva definito radical-chic. Ai suoi strali non sfugge la buona borghesia benpensante, ma neanche i mostri sacri della canzone d’autore impegnata (Francesco I e Francesco II), o meglio, quel pubblico che li usa come pretesti per sentirsi a posto con la coscienza (come si può evincere dall’iniziale “La ballata (dell’intellettuale sinistro)”). Insomma, Giorgio Gaber e Nanni Moretti, almeno nelle intenzioni, non sono molto lontani.



Musicalmente stiamo dalle parti del primo Bennato, non solo per l’uso di chitarra acustica, kazoo, armonica, ma anche per l’accentuata vena sarcastica, anche se espressa in modi più pacati e meno irruenti, più country-folk che blues insomma. Altri strumenti, quali flauto, violino e percussioni arricchiscono il tessuto armonico del disco, anche se la veste sonora resta comunque essenziale, diremmo in presa diretta o poco più. Tutto ciò rende, a nostro avviso, intrigante l’ascolto, sebbene questo tipo di canzone, molto legata alle vicende politiche e sociali dell’epoca, risulti particolarmente datata: basti pensare a “Favola” con i suoi riferimenti a personaggi (il fantomatico Antilope Koblet, citato anche da Rino Gaetano in "Aida", e poi uomini politici come Piccoli, Malfatti, Leone) che in quegli anni erano sotto i riflettori della stampa per lo scandalo Lockheed (QUA la relativa pagina di Wikipedia) e che oggi sembrano persi nella memoria.


Se sia un bene o una male, chissà.



Post by Andrea Altrocanto, Stratospherisation by Captain

4 commenti:

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  2. Grazie infinite ad Andrea Altrocanto e al Capitano: questo album con il suo misto d' ironia e impegno é stata una graditissima scoperta.

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  3. Col senno del poi, la canzone "impegnata" anni '70 è una gran rottura di coglioni. Tolto il rispetto per la rarità postata (io stesso mi impegno a ricercare le rarità anni '70), devo dire che questi testi sono insopportabili. Sforziamoci di contestualizzare il periodo.

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